L’importanza del Setting: come, quando, per quanto tempo, quante volte?
Setting dal verbo inglese to set, significa mettere a punto, sistemare, ordinare, mettere dei confini.
Per questo motivo sentirete parlare di regole la prima volta in cui deciderete di fare un percorso di crescita personale.
Il setting è appunto l’insieme di regole che organizzano i comportamenti attraverso i quali lo psicoterapeuta si esprime nelle modalità relazionali più idonee ed efficaci per il tipo di intervento.
Le regole contengono, danno sicurezza e protezione all’interno di un contenitore che è la relazione.
In primo luogo per setting si intende lo spazio fisico e quello temporale.
L’immaginario collettivo è rimasto agli inizi del 900: distesi sul lettino, col terapeuta  alle spalle, più incontri la settimana.

Quello che avviene, invece, in un incontro individuale è di sedervi su comode sedie vis a vis con chi vi ascolterà. Il setting è anche lo spazio temporale, ovvero il tempo che avrete a disposizione, sia che lo usiate sia che non lo usiate.

Fa parte del setting sia la durata di un singolo incontro che la durata totale del percorso: a volte possono essere sufficienti pochi incontri a volte un po’ di più. La frequenza può essere di un incontro settimanale (individui) oppure ogni 15 giorni (coppie, famiglie).

Ed ancora: i confini del setting,  che tutelano entrambe le persone nella relazione e non una a scapito dell’altra, ovvero le regole che delimitano l’intervento sono i costi anche in caso di assenza, la confidenzialità, i telefoni etc. 

La relazione è il principale elemento del setting e ne fanno parte anche il modo di pensare del terapeuta, il suo modo di essere, il suo rapporto con le proprie emozioni, con il proprio corpo e con le proprie relazioni. Un terapeuta che sicuramente non può non essere coinvolto.